Назад к книге «Roma in ogni stagione. «Il Laterano alle cose mortali andò di sopra»» [Olga Averina]

All’attenzione dei lettori si propone una serie di libri raccolti in una collana chiamata «Roma in ogni stagione», dedicata ai luoghi pi? interessanti, pittoreschi e segreti.

Il primo libro della serie ? la presente edizione – Roma in ogni stagione: «Il Laterano alle cose mortali and? di sopra». ? una descrizione dettagliata del complesso di edifici storici eretti nell’arco di pi? di duemila anni nel quartiere di San Giovanni in Laterano, luogo che una volta aveva la stessa importanza per il mondo di quella che ha oggi il Vaticano. Nella narrazione l’autore fornisce molte interessanti informazioni aventi a che fare, sia con l’arte, che con la storia, soprattuto la storia del Cristianesimo.

Il libro ? indirizzato a tutti coloro che si interessano di Roma.

Informazioni sull’autore e sull’interprete:

Averina Olga, nata e residente a Mosca fino al 2016. Laureatapresso l’istituto statale di storia ed archiviazione di Mosca. Attualmente vivonella citt? di Svetlogorsk della regione di Kaliningrad.

Khazov Anton, nato a Roma, residente a Mosca. Laureato presso l’UniversitaStatale Linguistica di Mosca.

Al posto della prefazione o «I manoscritti non parlano»…

Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravanna si spense Dante Alighieri, l’autore della «Commedia», che pi? tardi, un’altro illustre italiano, Giovanni Boccaccio definir? «Divina». I figli di Dante, Jacopo e Pietro, dopo aver messo in ordine tutti gli scritti del Padre, si accorsero che non erano presenti i manoscritti degli ultimi capitoli della «Commedia». Non era chiaro se fossero andati persi o se non siano mai stati scritti… Tutti e due i fratelli, nonostante non avessero ereditato la genialit? del padre, si dilettavano a scrivere versi, e dopo alcune riflessioni decisero di finire il cantico del «Paradiso» loro stessi, affinch? l’opera pi? importante del padre non fosse rimasta incompiuta. Dio solo sa come sarebbe finita questa storia se non fosse intervenuto… Dante stesso.

Un giono, quando Pietro era assente, Jacopo fece uno strano sogno. Vide il padre che si ergeva davanti a lui in una veste bianca. La testa del defunto era attornata da uno strano bagliore che con la sua forma ricordava o un aureola o una corona di lauro, come quella che fu posta sul capo di Dante nella tomba.

Impaurito, Jacopo chiese al padre se avesse terminato l’opera e se avesse conservato i manoscritti. «Si. L’ho terminata», disse Dante. Il sogno continu? fino a che padre e figlio si trovarono nella camera da letto di Dante, dove il poeta indic? il muro sul quale era appesa una stuoia e scomparve. La mattina dopo Jacopo si precipit? dall’amico del padre, il notaio Pietro Giardini, per raccontargli del suo sogno. Poco dopo erano gi? in due a correre per tornare a casa di Dante. Nel luogo indicato dietro alla stuoia, il notaio e Jacopo con molta meraviglia scorsero una nicchia nella quale vi erano riposti i manoscritti degli ultimi tredici canti del «Paradiso».

Attualmente ? difficile stabilire cosa in questa storia sia vero e cosa sia inventato. L’importante ? che Dante aveva completato l’opera. Lui non solo vide «color che tu fai cotanto mesti», ma vide anche «la Porta di San Pietro», dove cominciava il paradiso. Nelle ultime cantiche del «Paradiso» ritrovate, Dante continu? la descrizione della sua misteriosa struttura. Il viaggio di Dante nei cieli culmin? con la contemplazione dell’Empireo, o Candida Rosa, un luogo sconfinato, popolato dalle anime dei beati contemplanti Dio.

Nel cercare le parole giuste per definire la bellezza inimmaginabile dell’Empireo, quando ci fu bisogno di descrivere l’indescrivibile, la mano di dante scrisse le seguenti parole:

Se i barbari, venendo da tal plaga

che ciascun giorno d’Elice[1 - Elice – costellazione dell’Orsa Maggiore, con il figlio, cio? la costellazione di Boote.] si cuopra,

rotante col suo figlio ond’ella ? vaga,

veggendo Roma e l’ardua sua opra,stupefaciensi, quando Laterano

a le cose mortali and? di sopra…

    (Divina Commedia, canto 31).

Dunque, il paragone fu trovato! La contemplazione del Paradiso in cielo ? simile alla